Cosa succede quando ci sfoghiamo? Quando sfoghiamo la nostra rabbia contro qualcuno? Potrebbe essere che almeno in un primo momento stiamo meglio, ci scarichiamo. A volte quello di sfogarsi è un bisogno che sentiamo impellente, non possiamo farne a meno.

Ma qual’è la cosa veramente importante quando ci sfoghiamo? Che nello sfogo una parte di noi che ha bisogno di esprimersi lo fa. E se una parte ha questo bisogno è perché non è stata compresa, non è stata ascoltata. Può essere una parte ferita, e nello sfogo questa parte finalmente emerge, mostra in qualche modo i suoi bisogni. Per questo dopo che ci siamo sfogati stiamo meglio.

In realtà l’altra persona, a cui è diretto lo sfogo, potrebbe anche non esserci, non è questo l’essenziale. L’essenziale è che una nostra parte si sia espressa, che le abbiamo dato questa occasione, che abbiamo preso consapevolezza del suo bisogno. Il vero destinatario di questa espressione non è l’altro, sono io (in linguaggio psicosintetico potremmo dire che è l’io). Sono io, e non l’altro, che dovrei iniziare ad ascoltare e a prendermi cura delle esigenze delle mie parti interne.

Potremmo allora iniziare a immaginare un modo nuovo: prima dare ascolto alle parti di noi che si sono attivate, lasciare che si esprimano, ascoltarle, chiederle qual’è il loro bisogno, la loro ferita. E solo dopo aver fatto questo, comunicare all’altra persona quello che vogliamo e che è opportuno comunicare, senza metterci dentro rabbia, ostilità e avversione, che non favoriscono certo la comprensione, fanno scattare nell’altro le sue difese, e ci spingono a parlare e ad agire i modi che se ci vedessimo dal di fuori non approveremmo.

Ma questo non è sempre facile e nel frattempo, mentre cerchiamo di realizzarlo sempre di più, piuttosto che tenersi tutto dentro è meglio forse fare la litigata, sfogarsi, alzare un po’ la voce, perché anche in questi modi, seppure un po’ maldestri, riusciamo comunque a comunicare qualcosa di importante di noi all’altro.

A patto però – e questo è essenziale – che manteniamo sempre un certo distacco, che restiamo consapevoli che ci stiamo sfogando, che abbiamo questo bisogno – e possiamo anche esplicitarlo all’altra persona – e che teniamo per tutto il tempo anche un occhio rivolto verso noi stessi.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *